Cannes 2015 – Inside Out: recensione

È facile smuovere le corde emotive dello spettatore quando si parla del percorso di crescita di un bambino, con tutto il suo bagaglio di felicità, insuccessi e piccoli miracoli quotidiani che si svolgono sotto gli occhi di genitori entusiasti ed amorevoli; molto difficile, invece,  farlo alla maniera di Inside Out,  nel contesto della più originale delle storie e con spettatori non solo mamma e papà, ma le emozioni della piccola protagonista che, organizzatesi in un Quartier Generale all’interno del suo cervellino, si impegnano fin dalla nascita di Riley perché lei sia felice…o almeno questo è l’obiettivo di Gioia, la più ottimista della squadra. Le altre pulsioni con le quali la bimba combatte e negozia per affrontare il futuro si chiamano Tristezza, diretta antagonista di Gioia e all’apparenza capace di fare solo danni,  Disgusto, indispensabile per evitare di avvelenarsi, (anche con – poveri nutrizionisti – i poveri broccoli cucinati da mamma) e svicolare dalle effusioni affettuose dei genitori in pubblico; poi c’è Paura, un’emozione indispensabile per avvertire ed evitare il pericolo ed infine Rabbia, che con le sue intemperanze fa valere le ragioni di Riley quando nessuno vuole ascoltarle.

Inside Out

Gioia

La centrale di controllo subirà uno scossone inaspettato quando Riley, a causa del trasferimento lavorativo del padre, dovrà abbandonare la propria casa nel Midwest per l’enorme e sconosciuta San Francisco, un luogo in cui le isole che costituiscono il fulcro della sua personalità (la famiglia, il divertimento, l’amicizia, l’onestà e l’Hockey – lo sport preferito – ) verranno messe a dura prova dal radicale cambiamento. Ecco allora che Gioia, convinta di potere e dovere vincere su ogni sentimento, cercherà di prendere il controllo e spingere Riley ad affrontare tutto con il sorriso…ma sarà poi possibile essere sempre felici?

Inside Out

Adesso è tutto congelato: cosa succederà?

Inside Out – la felicità è il risultato di una dura negoziazione fra emozioni contrastanti

Inside Out nasce da un’idea originale e vincente di Peter Docter per descrivere ciò che tutti conosciamo ma non avevamo mai visto da vicino: le emozioni con cui tutti abbiamo quotidianamente a che fare assumono forma e colore, col risultato di portare in scena l’esilarante e variopinto spettacolo delle vicissitudini personali, vissute costantemente sullo sfondo del precario equilibrio delle pulsioni, indispensabile, tuttavia, a renderci ciò che siamo: esseri unici fatti di alti e bassi e proprio per questo straordinariamente umani. Le sbirciate nei quartier generali emozionali degli altri protagonisti della storia, poi, mettono il luce con umorismo esilarante quelle differenze in particolare tra uomo e donna alla base della nostra stessa compatibilità, profondamente comiche proprio per la loro inesorabile ricorrenza.

Inside out

Una scena del film

Cosa saremmo senza le nostre emozioni, anche quelle negative? Ci può essere Gioia senza Tristezza? Quanto è bello e faticoso crescere? Se volete scoprirlo pazientate fino al 16 settembre e poi andate a scoprire questo piccolo grande capolavoro che, almeno qui a Cannes, è stato ben più applaudito ed osannato dei film d’autore in concorso…let’s have fun!

Giudizio Cinematographe

Regia - 4.5
Sceneggiatura - 5
Fotografia - 5
Recitazione - 4.5
Sonoro - 4
Emozione - 5

4.7

Voto Finale