Libertà e lavoro nel cinema di ieri

“Sora Pina… Ma che dite voi, esisteranno veramente questi americani?”

Resistenza e lavoro. Per restare in tema di festeggiamenti tra “il giorno della liberazione” e il Primo Maggio, un po’ di sano cinema italiano non fa mai male. Il cinema, quello di una volta. Quello del neorealismo. Quello che molti registi stanno cercando, con scarsi risultati, di riproporre oggi. Nei giorni scorsi Repubblica.it ha mandato in streaming tre film di Roberto Rossellini, simbolo della seconda Guerra Mondiale e di alto spesso artistico-culturale: Roma città aperta, Paisà e Il Generale della Rovere.

Roma città aperta è del 1945 ed è il film punto di riferimento della corrente neorealista. Ha come protagonisti due grandi interpreti del nostro cinema, Anna Magnani e Aldo Fabrizi. È l’inverno del 1944. L’ingegner Mandredi, uomo impegnato nel Comitato di Liberazione Nazionale, deve compiere una missione e chiede aiuto a Pina, una popolana vedova e con un figlio. La donna sta per risposarsi e lo mette in contatto con Don Pietro, un sacerdote che aiuta i partigiani.

Paisà

Paisà

Paisà è del 1946. È un film diviso in sei episodi. Si parte dalla Sicilia per arrivare al Delta del Po. È seguito il percorso di liberazione compiuto dalle truppe americane da sud a nord Italia.
E, infine, Il Generale della Rovere. Film del 1959 che vince il Leone d’Oro a Venezia. Racconta un episodio della Resistenza tratto da uno dei racconti di Indro Montanelli. È la storia di un truffatore che viene risparmiato dai tedeschi durante l’occupazione. In cambio della vita deve fingersi un eroe nazionale ed entrare a S. Vittore per raccogliere informazioni tra i prigionieri. Il contatto con “i detenuti” lo farà ravvedere al punto di offrirsi come vittima durante una rappresaglia. È il primo ruolo drammatico interpretato da Vittorio De Sica.

Passiamo a tre film che raccontano il lavoro, quanto esso nobilita l’uomo e sia necessario per la sua sopravvivenza. Niente di meglio di Ladri di biciclette, I vitelloni e La classe operaia va in paradiso. Tre film diversi tra di loro che affrontano con vari toni, talvolta di denuncia e altre di commedia, le difficoltà del lavoratore. Charlie Chaplin insegna molto con Tempi moderni, ma restiamo nel cinema italiano.

Ladri di Biciclette

Ladri di Biciclette

Ladri di biciclette (1948) diretto da Vittorio De Sica. La storia di Antonio Ricci, un uomo che da poco ha ottenuto un nuovo lavoro e festeggia con la famiglia la bella notizia. È attacchino di manifesti del cinema. La famiglia riscatta dal banco dei pegni una bicicletta, necessaria per Antonio per andare a lavorare. Sta incollando il manifesto di Gilda quando gli rubano la bicicletta. Cerca inutilmente di rincorrere il ladro e disperato inizia un’impossibile ricerca insieme a suo figlio. Le tenta tutte, compresa la visita a una medium. Un giorno, sempre più disperato, decide di rubare a sua volta una bicicletta.
I vitelloni (1953) è un film di Federico Fellini, il quarto. È ambientato in una citta emiliana, che potrebbe essere Rimini, dove vivono Moraldo, Alberto, Fausto, Leopoldo e Riccardo. Cinque giovani problematici, non realizzati. Ognuno ha una storia diversa. Solo uno di loro avrà il coraggio di andare via da quel posto rincorrendo altre possibilità.
La classe operaia va in paradiso (1971) di Elio Petri. Lulù è un metalmeccanico così veloce nel lavoro e preciso che il padrone esige dagli altri lo stesso comportamento e ritmo. Un giorno, però, una macchina gli trancia un dito e decide di schierarsi dalla parte dei compagni. Inizia lo sciopero. Lulù viene licenziato e poi riassunto per opera dei sindacalisti.

E adesso tutti pronti per il Primo Maggio. Se siete a Roma non perdetevi il concerto in Piazza San Giovanni dove, tra l’altro, il cinema sarà protagonista grazie alla presenza dell’attore Claudio Santamaria e, tra gli interpreti, Enzo Avitabile. Per chi non l’avesse visto, consigliamo Enzo Avitabile Music Life, un film di Jonathan Demme.