Roma FF1 – La ùltima tarde: recensione del film di Joel Calero

Un altro regista esordiente in concorso alla Festa del Cinema di Roma: Joel Calero con La ùltima tarde.

La ùltima tarde del regista peruviano Joel Calero è un lavoro che non brilla per qualità narrative.

Ramòn (Lucho Càceres) e Laura (Katerina D’Onofrio) si ritrovano dopo 19 anni senza vedersi per ultimare le procedure di divorzio. Nella lunga attesa del giudice per ricevere i documenti necessari per certificare la loro definitiva separazione si ritrovano a trascorrere qualche ora insieme.

I due, ormai ex, quasi come due sconosciuti percorrono le strade di una città raccontandosi le loro vite. Lui si è separato anche dalla nuova compagna dalla quale ha avuto due figli, lei ha un compagno da quattro anni, Pedro, e ben cinque nipoti. Si scambiano informazioni sulle loro madri, sui loro impieghi, trovati dopo che si sono allontanati.

Due ragazzi che si sono innamorati – e sposati – da giovani si ritrovano dopo anni, finendo inevitabilmente per rinfacciarsi gli errori e confessarsi segreti.

La ùltima tarde

Non volendo, ma inevitabilmente, finiscono per rinfacciarsi gli errori e confessarsi segreti, Ramòn chiede a Laura perché andò via dalla sua vita all’improvviso e Laura gli confessa di aver abortito un bambino ai tempi della loro relazione.

A complicare le loro vite c’è stata anche la politica, i due infatti erano entrambi militanti radicali di sinistra, e oggi, dopo anni, arrivano finalmente a rendersi conto di quanto la politica e gli ideali abbiano condizionato le loro scelte. La loro esistenza, infatti, è strettamente connessa alla situazione in cui versa la loro nazione giacché, ancora oggi, dopo essersi ritrovati grandi e maturi li trasporta indietro, a quel fervore che li ha separati e oggi li riunisce, facendoli capitolare banalmente a letto insieme.

La ùltima tarde è un film che affronta un dramma personale del passato che si ripresenta dopo anni, quel dialogo che ha diviso un tempo e che certamente non unirà né oggi né in futuro. Una storia in cui lo sfondo – quello di un paese problematico – rimane nell’ombra, pur rivelandosi determinante nei destini dei protagonisti e quindi necessario di essere esplicitato, di risultare determinante in maniera più incisiva. Ma ciò non accade.

Accade che – in un film in cui i due unici protagonisti camminano sia fisicamente con le gambe in avanti, sia indietro nei loro ricordi con la mente – la macchina è registicamente statica, segue i due dall’inizio alla fine con flemma, non lasciando mai fuori dalla visuale i loro sguardi intenti a dirsi anche le cose che non osano o non riescono a comunicare con le parole.

L’opera prima di Joel Calero non convince e non emoziona nonostante due interpreti dagli sguardi potenti.

Il film non dice nulla di più di ciò che non sia già comprensibile leggendone la trama, se il colpo di scena doveva essere il ricongiungimento dei due a letto, quasi a significare un simbolico perdono degli errori del passato, non riesce ad essere minimamente accattivante o quantomeno sconvolgente e inaspettato.

La più grande debolezza di La ùltima tarde è la sceneggiatura che – anche se distribuisce la trama nelle ore che i due personaggi passano insieme – approfondisce gli elementi scontati e sorvola su quelli realmente interessanti che avrebbero portato a degli sviluppi, anche registicamente, più convincenti. Da questa debolezza, però, non ne escono largamente penalizzati gli attori che costantemente ripresi a dialogare, anzi, convincono soprattutto per la dote di avere una lucente potenza nello sguardo.

Se da un lato La ùltima tarde è un film noioso, per niente corposo e un tantino banale, dall’altro è un film che ci insegna che rivedersi con una persona con la quale si è condiviso l’amore – a prescindere dall’attivismo politico – in linea di massima non è mai una buona idea.

Regia - 1
Sceneggiatura - 0.5
Fotografia - 1.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2
Emozione - 1.5

1.5