Quantum of Solace: recensione

Quantum of Solace è il ventiduesimo capitolo della saga cinematografica di James Bond con Daniel Craig che veste nuovamente i panni dell’agente 007, stavolta coinvolto in un’avventura ai limiti delle capacità umane. È il sequel di Casinò Royale ed è uscito in contemporanea nelle sale cinematografiche del mondo il 7 novembre 2008.

Ambientato subito dopo gli eventi del film precedente, Quantum of Solace parte subito in quarta con un inseguimento. James Bond, alla guida della sua Aston Martin, scappa dagli inseguitori che gli danno la caccia per liberare Mr. White, imprigionato e legato nel vano posteriore della macchina. Dopo essersi liberato di loro, Bond giunge a Siena, dove incontra M: i due interrogano Mr. White al fine di ottenere maggiori informazioni su Quantum, un’organizzazione terroristica di cui l’MI6 non sa praticamente nulla.

Una delle guardie del corpo di M si rivela un infiltrato e riesce a far scappare White. Dopo aver ucciso la guardia, Bond torna a Londra e scopre che la sua vittima aveva dei contatti ad Haiti. L’agente 007 si reca sul posto ma dovrà fare presto i conti con un nemico davvero pericoloso.

Quantum of Solace: un film classico con poca caratterizzazione

Quantum of Solace

James Bond (Daniel Craig) all’azione in una scena del film

Il film punta molto sull’aspetto scenografico, regalandoci inquadrature davvero spettacolari delle location dove è stato girato: il Messico, Panama, il Cile, l’Austria e l’Italia, di cui sono presenti luoghi come Siena, Talamone, le cave di Carrara, le coste del lago di Garda ed infine la zona marittima di Maratea e la città fantasma di Craco, rispettivamente in provincia di Potenza e Matera.

Interessante anche la volontà del regista Marc Forster di voler coniugare la modernità con i motivi classici della saga, che riesce a risaltare alcuni aspetti basilari della pellicola. Scavando sempre più a fondo però, Quantum of Solace rivela alcuni problemi da non sottovalutare.

Primo fra tutti è l’assenza di un antagonista ben caratterizzato che riesce a suscitare un fascino magnetico nello spettatore. A un grande film di Bond non può mancare un grande super cattivo e purtroppo Dominic Greene non presenta alcun attributo che gli permette di essere classificato come tale.

Persino a Bond manca qualcosa. In Casinò Royale abbiamo visto un agente 007 più umano, più vulnerabile e più incline agli errori per via della sua inesperienza. In Quantum of Solace vi è solo un forte desiderio di vendetta che spoglia il personaggio dei valori tradizionali che caratterizzano il personaggio di James Bond e tendono ad accostarlo più a un Liam Neeson di Io vi troverò.

Quantum of Solace

James Bond (Daniel Craig) mentre seduce una delle sue Bondgirl

Quantum of Solace: un James Bond troppo superficiale che punta tutto sull’apparenza e tralascia alcuni elementi peculiari

Anche la canzone di Jack White e Alicia Keys, Another Way to Die, che accompagna i titoli di testa non riesce a creare quell’atmosfera emozionante che caratterizza quasi sempre le sigle di apertura dei film dell’agente 007, che in parte anticipano anche l’argomento principale della trama.

In conclusione possiamo dire che Quantum of Solace è un film che si ferma troppo in superficie, tralasciando alcuni aspetti fondamentali che tolgono quel prestigio “obbligatorio” per quasi tutte le pellicole di Bond. L’impostazione della sceneggiatura e del modus operandi dell’agente segreto fanno pensare più a un film della saga di Taken, dove la vendetta e l’azione sono i 2 principali motori della storia.

 

Regia - 2
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 3
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 2

2.3